Ridurre il peso elevato senza incisioni sull’addome, ma con un accesso endoscopico-chirurgico dalla bocca. È una delle opportunità terapeutiche offerte all’interno del centro SICOB (Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità ) dell’AOU G. Martino di Messina, coordinato dal Prof. Giuseppe Navarra, Direttore dell’UOC di Chirurgia Generale ad Indirizzo Oncologico.
La tecnica mini—invasiva, che già da tempo è praticata presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria per il trattamento dei pazienti obesi senza ricorrere alla classica chirurgia bariatrica, si chiama “Metodo Apollo” ed è una procedura che consente di ridurre lo stomaco senza eseguire l’intervento chirurgico in laparoscopia. In questo caso, infatti, si esegue una gastroplastica verticale endoscopica: con l’accesso attraverso la bocca, tramite gastroscopio, vengono applicati una serie di punti all’interno dello stomaco per ridurne la dimensione modificandone la morfologia, ma senza resecarlo. La perdita di peso viene così raggiunta grazie a un rallentamento dello svuotamento gastrico e all’aumento del senso di sazietà.
Sono oltre quaranta gli interventi di questo tipo già eseguiti. Un percorso, quello organizzato all’interno del centro dedicato alla chirurgia bariatrica, che negli anni è stato sempre più strutturato e implementato per favorire una presa in carico globale del paziente obeso che, fin dal primo accesso in ambulatorio, viene accolto da un’équipe multidisciplinare – composta tra gli altri da chirurghi, anestesisti, diabetologi, nutrizionisti e psichiatri/psicologi – che lo seguirà in tutte le fasi principali: dalla prima visita, all’intervento fino ai controlli di follow up.
Conosciuto in inglese con l’acronimo ESG, “Endoscopic sleeve Gastroplasty” o “Endosleeve”, il metodo Apollo è indicato per persone affette da obesità grave con BMI (Indice di massa corporea) compreso tra 30 e 35 o superiore a 40 con controindicazioni alla chirurgia bariatrica. La procedura viene eseguita in anestesia generale ed in sala operatoria, ma il paziente può tornare alle sue attività quotidiane già dopo pochi giorni.
La realtà presente all’interno dell’azienda ospedaliera universitaria è l’unica del sud Italia, ad eccezione della Campania, ad eseguire questo tipo di tecnica mini invasiva routinariamente.
“In prima battuta- spiega il Prof. Navarra – viene effettuata una valutazione preliminare completa da parte del team multidisciplinare per analizzare il caso e verificare la possibilità di eseguire la endosleeve in assenza di controindicazioni. Il metodo Apollo è molto sicuro e generalmente ben tollerato, con un tasso di complicanze maggiori minimo. A differenza di altre metodologie chirurgiche utilizzate per la perdita di peso, quali la sleeve gastrectomy o il bypass gastrico, è una procedura che non comporta alcuna sezione e/o asportazione di parte dello stomaco. Chiaramente, affinché i risultati della procedura siano duraturi nel tempo, è necessario anche un cambiamento del proprio stile di vita“.
Un tema quello dello grave obesità che riguarda un numero sempre più elevato di persone, tra cui soprattutto donne, e che è stato di recente affrontato nell’ultimo congresso Nazionale della SICOB dal titolo: “Obesità: alla ricerca di una nuova alleanza terapeutica” . Il convegno tenuto a Giardini Naxos – presieduto da Giuseppe Navarra, Presidente Sicob, e Luigi Piazza, Presidente Onorario – ha visto la partecipazione di oltre mille specialisti, con una importante presenza di under 40. Tra i focus affrontati la sleeve gastrectomy e le sue varianti, microbiota e nutrizione in chirurgia bariatrica, trattamento farmacologico dell’obesità, chirurgia robotica, prevenzione e gestione endoscopica delle complicanze nel paziente obeso. Al centro del confronto la definizione del protocollo multimodale di gestione del periodo perioperatorio che consente a parità di sicurezza e qualità delle degenze ridotte.
L’applicazione di tale protocollo assicura al paziente un’esperienza migliore e più rapida, meno traumatica e meno invasiva, nonché una ripresa quasi immediata – sottolinea il Prof. Navarra– Abbiamo già selezionato alcuni item che potranno essere applicati nel nostro territorio nazionale; in seconda istanza, costruiremo un sistema di accreditamento che verrà gestito dalla società sia in termini di formazione e conseguentemente di verifica”.
Nella fase preoperatoria è centrale il counseling, fase in cui il paziente viene istruito su tutte le tappe del suo percorso, così da abbatterne l’ansia e aumentare la consapevolezza. Durante l’intraoperatorio, invece, vengono scelti trattamenti mini-invasivi, tramite chirurgia laparoscopica e robotica, quindi senza tagli ma solo con lievissime incisioni, e adottati protocolli anestesiologici che limitano al minimo l’uso di oppiacei, allontanando conseguenze quali nausea e vomito post-operatorio.
Perseguendo tali accorgimenti – prosegue il prof. Navarra – la fase postoperatoria risulta meno traumatica e più breve. Il paziente, infatti, si mobilizza già dopo poche ore dalla fine dell’intervento e può tornare a casa nell’arco di 48 ore, molto meno rispetto ai 4-5 giorni canonici. Tale risparmio temporale permette di operare 1,7 pazienti in più rispetto alla media, mentre il letto ospedaliero, rispetto ai soliti 5 giorni, viene occupato soltanto per 2,3 giorni.
Secondo gli ultimi dati Sicob, raccolti presso i 135 centri ufficiali (66 al Nord, 28 al Centro, 28 al Sud e 13 nelle Isole)nel 2023 sono stati sottoposti ad interventi di chirurgia bariatrica oltre 26.000 pazienti, il 73% dei quali donne. In fatto di età, il 30% ha tra i 41 e i 50 anni, il 26% tra i 51 e i 60, il 22% tra i 31 e i 40, il 13% tra i 21 e i 30, il 7% sono over61 e il 2% ha tra i 17 e 20 anni.